PROFUMI DELLA CALABRIA


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Prodotti Tipici


Ecco alcuni dei nostri Prodotti tipici


Tanti popoli diversi, greci, albanesi, latini, normanni e spagnoli, tante culture diverse, tante influenze hanno contribuito a creare tanti prodotti di alta qualità.Anche la cucina calabrese vanta, da area ad area, una diversità ma allo stesso tempo una omogeneità di ingredienti base che ancora oggi, a distanza di secoli, rende inimitabile i sapori che si possono gustare in Calabria.Olii finissimi estratti da olive maturate al nostro caldo sole, insaccati prodotti con maiali nostrani autoctoni che pascolano allo stato brado, formaggi vaccini, ovini e caprini sapientemente lavorati ed invecchiati, verdure e frutta dei nostri campi che hanno un sapore che ci riporta alla bontà di ciò che gustavamo da piccoli.E poi dolci: anime beate, bocconotti, cassareddre o chjinulille, cassareddre ccu ri ciciri, mustazzuoli, pitta 'mpigliata, pignolata, scalille o scaliddre, turdilli, crucette, ginetti, cullurielli, torroni ed ancora tanto altro.

il peperoncino Calabrese


Peperoncino rosso di Calabria, il vero afrodisiaco, dinamite per la salute e il viagra dei poveri Varianti dialettali: Pipi vruscente (pepe bruciante), cancarillo, pipazza, diavulillo, pipireo. Area storica di produzione e consumo: tutta la Calabria, collinare e costiera. Legame col territorio. In Calabria i peperoni sono approdati all'inizio del XVI secolo, provenienti dalla Spagna dove erano stati portati da Cristoforo Colombo di ritorno dal suo primo viaggio in America. In Calabria non vengono tanto identificati col termine botanico quanto con il lessico popolare a seconda dell'uso e della forma della bacca: tonda, a palloncino o a cornetto e possono essere più o meno piccanti, secondo gli esperti, in Calabria, il peperoncino ha trovato il suo habitat ideale e sono considerati i migliori. Il primo riferimento preciso sull’utilizzo del “Peperoncino di Calabria” si ritrova nelMedicinalium iuxtapropria principia(1635) diTommaso Campanella, filosofo domenicano di origini calabresi vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Nella sua opera Campanella definisce il peperoncino “piper rubrum indicum” e gli dedica un ampio spazio in quanto lo considera salutare per la cura del corpo. Nella seconda metà dell’Ottocentoil giornalista e scrittore calabreseVincenzo Padula riporta nel suo fondamentale testo “Calabria prima e dopo l’Unità”, che il peperoncino veniva soprannominato il “lardo della povera gente” per il largo consumo nell’alimentazione nonché come merce di scambio per il popolo in un regime di baratto (“il popolo non vede mai denaro: è pagato con fichi di scarto e peparoli”). Agli inizi del1900 il peperoncino è considerato alimento fondamentale dell’intera Calabria. Il prete calabrese Lorenzo Galasso, nella sua opera “Arabi e beduini d’Italia”, segnala, a proposito delle abitudini alimentari degli abitanti di, che il loro pasto consisteva in “pane nero e duro, erbe selvatiche, peperoni, cipolle, agli, che mangiano avidamente e sono fortunati quando ne hanno”.Ancora negli anni 50 del secolo scorso in alcune zone della Calabria il peperoncino rappresentava l'unico condimento nei pasti frugali della povera gente . In una nota di viaggio del1958 lo scrittore calabrese Corrado Alvaro segnala che nei mercati locali erano venduti “certi pesci colore acciaio conservati sotto una polvere di pepe rosso”. Descrizione del prodotto:le bacche possono essere: piccole e coniche; sottili e allungate, o leggermente ricurve; piccole e tonde come le ciliegie; colore: bicolori, violette e rosse, rosse, verdi, verdi e rosse; sapore: piccante. Una delle caratteristiche principali del Peperoncino di Calabria è la sua elevata piccantezza.



Cipolla Rossa di Tropea

La famosa "Cipolla rossa di Tropea" conosciuta in tutto il mondo, grazie anche al marchio “IGP” Indicazione Geografica Protetta eseguita dalla commissione dell’Unione Europea.La Cipolla Rossa di Tropea è conoscita per le sue proprietà benefiche nelle malattie Cardio-Vascolari, prevenendo addirittura l'infarto. Importata nell'antichità dai "Fenici" si coltiva in un tratto di fascia costiera che va da Pizzo Calabro a Nicotera (Costa degli Dei) in provincia di Vibo valentia. Il clima mite e le particolari sostanze del terreno di questa zona gli conferiscono il suo gusto dolce e le numerose sostanze nutritive.Ultimamente si è scoperto che contiene anche ossido di azoto, sostanza coinvolta nel meccanismo dell'erezione. Sin dall'antichità erano conosciute le proprietà di questa cipolla rossa, come rimedio per curare una serie di mali e disturbi fisici.

La 'Nduja



La 'nduja,la bomba,la nutella piccante,il viagra dei poveri ecc.... ,questi alcuni dei nomi con cui viene chiamato questo insaccato di carne del maiale.Questo prodotto tipico Calabrese è segnalato come uno degli insaccati migliori d'Italia.Il nome 'nduja deriva da un termine Francese "Andouille" che significa salsiccia.Storicamente nasce come un alimento povero composto dagli scarti del suino.La produzione della 'nduja si è diffusa su quasi tutto il territorio calabro, ma la patria di questo prodotto è Spilinga una cittadina in provincia di Vibo Valentia, dove ogni anno si tiene una sagra della 'nduia.



La Soppressata
è un'insaccato che può fregiarsi del riconoscimento di presidio a Denominazione di Origine Protetta. Si ottiene con carne di maiale a pezzettoni a cui si unisce pepe (a grani) un tocco di peperoncino, e la conserva di peperoni rossi.
Preparazione
Si prepara prendendo le parti migliori della coscia del maiale, tritate e prive di
nervi in saccandole in budello in particolare bisogna usare il budello proveniente dall'intestino crasso, ben lavato con acqua e limone messo a mollo. Una volta riempito il budello, viene forato con uno spillo e legato a mano. Il tutto viene poi lasciato asciugare all'aria.
Dopo circa due settimane si sistema sul pavimento un lenzuolo di
lino vi si adagiano le soppressate, le une vicine alle altre, con l'accortezza di lasciare tra esse uno spazio di circa un centimetro. Le soppressate vengono quindi coperte con un altro lenzuolo di lino, al disopra del quale viene poggiato un tavoliere (o un tavolo rigirato). Sul tavoliere vanno posti dei pesi in modo da ottenere quella pressatura che conferisce il nome al salume.
Dopo circa una settimana viene interrotta la pressatura e gli insaccati vengono messi ad asciugare.Nella fase di asciugatura, della durata di circa due settimane, si usa spesso l'accorgimento di accendere un braciere nelle vicinanze che conferisca al prodotto una leggera affumicatura, nel braciere vengono aggiunte scorze di arance per garantire un'affumicatura aromatica.Nella fase conclusiva le soppressate vengono lasciate a stagionare per un periodo di cinque-sei mesi.

GELATINA


La gelatina è un alimento tipico della cucina calabrese che si ottiene dalla lunga bollitura delle frattaglie del maiale, nello specifico viene utilizzata la carne della testa e la cotica. La gelatina dunque non è un insaccato, ma un alimento di proveniente dalla lavorazione di alcune carni di suino che si produce in tutto il territorio regionale. A seconda dalla zona di produzione la gelatina viene anche chiamata gnalatina oppure suzu.Il colore è bianco sporco tendente al grigio, il sapore è grasso e la forma semisolida, appunto gelatinosa.Il periodo di lavorazione della gelatina coincide con l'uccisione del maiale che in Calabria avviene tra i mesi di Dicembre e Febbraio. Alla fine la gelatina viene conservata per circa un anno all'interno dei contenitori di terracotta detti terzalori,prima di essere consumata.In Calabria la lavorazione del maiale risale ai tempi della Magna Grecia, ma le prime tracce della produzione di gelatina risalgono al 1600 grazie all'opera di Padre Giovanni Fiore da Cropani che documentò le tradizioni culinarie di tutta la regione.La gelatina è un prodotto che si conserva a lungo in luoghi freschi e si mangia a pezzi gelatinosi e semiduri.Esiste documentazione che comprova la tradizionalità del prodotto presso molti testi della cucina calabrese e di storia delle tradizioni popolari della Calabria.

Sardella


La Sardella calabrese ...
Il Caviale Calabrese cosi viene soprannominata la famosa "sardella" saporita specialità gastronomica originaria della costa ionica calabrese.Nata dalla necessità delle popolazioni di ricercare tutti i possibili accorgimenti e sistemi per conservare i cibi non solo come provviste dell'annata ma soprattutto per fare fronte alle invasioni. E proprio all'invasione di Crucoli da parte degli Arabi si ascrive tale straordinaria invenzione che diventa la più piccante e gustosa conserva ittica del Mediterraneo, sintesi tra terra e mare. La mustica nasce dalla sapiente miscela di bianchetto, la specie ittica chiamata anche rosama¬rina o biancomangiare, peperoncino rosso piccante e finocchio selvatico.Spalmata sul pane tostato con un fondo di burro, come condimento dell’uovo all’occhio di bue o cicato, soffritta e mescolata agli spaghetti o ancora, come fanno a Crucoli gustando le famose “pitte”.

Formaggi



BUTIRRO DEL POLLINO


Detto anche burrino o butirrino, il Butirro del Pollino è un formaggio fresco a pasta filata dalla forma di un piccolo caciocavallo che nasconde al suo interno un morbido burro. Normalmente lavorato a mano in acqua molto fredda, messo in frigo a solidificare e poi inserito nell'involucro di pasta filata che viene stretto al collo e sigillato immergendolo in acqua calda.Il butirro è un formaggio prodotto in varie zone della Calabria tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, ma la zona di produzione più famosa è certamente quella compresa tra i comuni di Frascineto, Morano Calabro, Civita, Castrovillari e Cassano allo Ionio, a ridosso delle pendici meridionali del gruppo montuoso del Pollino.Il formaggio ha colore avorio o giallo, consistenza cremosa, profumi di media intensità, gusto delicato. La lavorazione del butirro, che sembra abbia avuto origine proprio in Calabria, avviene durante la primavera-estate quando gli animali sono in alpeggio.Il burro lavorato e confezionato si mantiene inalterato fino alla fine dell'estate quando le mandrie ridiscendono a valle. La forma del Butirro del Pollino è a pera con testina; la pasta è a doppia struttura, esterna di pasta filata elastica, giallo paglierino e l'interna cremosa di colore più o meno giallo a seconda della stagione.

Il pecorino Crotonese
è unformaggiotipicodell'interaottenuto conlattemistoovi-caprino.
Ha ottenuto il riconoscimento delladenominazione di origine protetta(D.O.P.).
Il
pecorino crotoneseè prodotto inprovincia di Crotone, nei comuni diBelvedere di Spinello,Caccuri,Carfizzi,Casabona,Castelsilano,Cerenzia,Cirò,Cirò Marina,Cotronei,Crotone,Crucoli,Cutro,Isola di Capo Rizzuto,,Mesoraca,Pallagorio,Petilia Policastro,Rocca di Neto,Roccabernarda,San Mauro Marchesato,,Santa Severina,Savelli,Scandale,Strongoli,Umbriatico,Verzinoe in altri comuni delle province dieCosenza. Viene prodotto conlattedipecoraproveniente dalla razza Gentile di Puglia e un terzo dilattecaprino, e la sua stagionatura dura fino a 2 anni. Può essere consumato comeo altriprodotti tipici della cucina calabrese. Viene consumato anche come ingrediente da cucina e può esseregrattugiatoper accompagnare i primi piatti.

la liquirizia


La liquirizia (Glycyrrhiza glabra), è una specie perenne della famiglia delle Papilionaceae. Nota fin dall'antichità è stata chiamata Glycyrrhiza dal greco ?yëõ÷ïò = dolce e ñéõá = radice, che significa pianta dalla dolce radice . Secondo l'autorevole Enciclopedia Britannica la migliore del mondo cresce in Calabria, in particolare lungo la costa ionica, dove il microclima esalta il contenuto in glicirizzina , il glucoside che conferisce il caratteristico sapore al succo di liquirizia. La pianta è esile e delicata e le radici, molto profonde e di lunghezza anche superiore ad un metro, sono fortemente infisse nel terreno,tanto da consolidare, con la loro struttura , sponde e terreni argillosi e da suscitare un'antica credenza che riteneva arrivassero fino all'inferno!???La Liquirizia, nota per la sua azione tonificante e antinfiammatoria, ha benefici effetti per la gola, per l'apparato respiratorio e per quello digestivo ed attualmente è molto studiata per le sue proprietà antiossidanti.

IL BERGAMOTTO


ll Bergamotto (Citrus × bergamia, è un agrume tipicamente italiano del genere Citrus. Pare che si sia originato spontaneamente nella periferia di Reggio Calabria nel '700 da seme (arancio amaro e un altro agrume, forse cedro). La sua zona di produzione è prevalentemente limitata alla zona jonica costiera della provincia di Reggio Calabria, a tal punto da diventarne un simbolo dell'intera zona e della città. È qui uno dei suoi migliori habitat, in nessun'altra parte del mondo vi è un luogo in cui quest'agrume fruttifichi con la stessa resa e qualità di essenza; è infatti coltivato in Costa d'Avorio, Argentina, Brasile ma la qualità dell'essenza ottenuta è di scarso valore e non comparabile con l'essenza prodotta dai bergamotti di Reggio Calabria. Predilige i terreni argilloso-calcarei e alluvionali. Il suo succo somiglia in qualche modo a quello del limone, ma ha un aroma sostanzialmente differente e caratteristico, è molto amaro per la presenza di "naringina". Viene coltivato in tre varietà: * Femminello * Castagnaro * Fantastico. Per ottenere un kg di essenza occorrono 200 kg di frutti.

Il Cedro
Chiamato botanicamente Citrus Medica, il cedro è un agrume della famiglia delle Rutaceae, il cui nome derivato dal latino citrus, è fuorviante poichè coincide con la traduzione di cedrus, nome dato invece alla conifera del Libano, famosa per aver fornito il legname per tante navi antiche. Il Cedro diè coltivato nel tratto di costa tirrenica cosentina, tra i comuni di Tortora e Diamante,chiamata Riviera dei Cedri dove si produce il 98% della produzione nazionale, e dove trova il suo habitat naturale grazie ad un microclima caratterizzato da temperature miti tutto l'anno, senza particolari escursioni termiche. Infatti il cedro è una pianta mediterranea che mal sopporta i venti freddi provenienti da nord e temperature sotto i 5 gradi.I terreni ideali per una migliore fioritura sono quelli di argilla calcarea mista a sabbia e humus, con buona presenza di azoto e potassio, tipici delle falde tirreniche del Massiccio del Pellegrino. Le origini di questo agrume sono molto antiche e oggetto di dibattito tra gli esperti. La maggior parte ritiene che il cedro fosse coltivato dagli antichi egizi oltre 4000 anni fa. Gli ebrei lo portarono in Palestina e poi in Europa secondo una logica di scambi commerciali. Altri però ritengono il cedro originario dell'antica Persia, importato in Europa dalle truppe di Alessandro Magno nel VI secolo a.C. Il Cedro di Calabria è un arbusto che può raggiungere i quattro metri di altezza, con foglie lunghe anche 20 cm. I fiori molto profumati crescono a gruppi da tre a dodici, hanno colore rossastro all'esterno e bianco all'interno. Il frutto di forma ovoidale può raggiungere un diametro di 30 cm e la sua buccia ruvida e spessa costituisce ben il 70% della massa totale. Il cedro è un arbusto a fioritura continua, con piene nei mesi di primavera e autunno. Oggi il succo derivato dal cedro calabrese viene impiegato dall'industria alimentare per la preparazione di bibite analcoliche e frutta candita, ma viene spesso utilizzato dalla pasticceria calabrese nella preparazione di alcune creme per dolci e prodotti tipici della regione. Nella zona di produzione, chiamata appunto Riviera dei Cedri si produce anche il liquore al cedro e sopratutto un olio extravergine di oliva aromatizzato al cedro, prodotto e commercializzato dal Consorzio del Cedro di Calabria, la cui finalità è quella di favorire la diffusione dell'agrume come importante elemento della gastronomia calabrese, prima ancora che dell'industria alimentare.
Lo stocco

Lo stoccafisso (o STOCCO in alcune zone dell'Italia meridionale) è merluzzo artico norvegese (Gadus morhua) conservato per essiccazione. La tecnica è tuttavia adatta anche per altre specie di pesce dalle carni bianche. La precisa origine del nome è controversa: secondo alcuni deriverebbe dal norvegese stokkfisk oppure dall'olandese antico stocvisch, ovvero "pesce a bastone", secondo altri dall'inglese stockfish, ovvero "pesce da stoccaggio" (scorta, approvvigionamento); altri ancora sostengono che pure il termine inglese sia mutuato dall'olandese antico, con lo stesso significato di "pesce bastone".Ilo Stoccafisso, viene importato in Italia (Genova, Venezia e Napoli) dai paesi Nordici nell'anno 1561 e usato come merce di scambio. La Calabria per l'importazione del merluzzo secco faceva riferimento al porto di Napoli (allora capitale del Regno delle due Sicilie), dal quale con piccole imbarcazioni i battelli raggiungevano il porticciolo di Pizzo. A dorso di mulo, poi, attraverso le strade mulattiere del tempo, le balle di stocco arrivavano a Mammola, qui il pesce secco trovò il suo habitat naturale per il felice matrimonio con la purissima acqua del luogo ricca di sostanze particolari (calcio, ferro, magnesio ecc.) che in breve tempo, spugnandolo, lo rendevano commestibile. Notizie certe sulle prime importazioni e lavorazioni dello "Stocco" a Mammola, si hanno intorno al primo decennio dell'anno 1800. Altri storici affermano pure che il prodotto era noto già agli inizi del 1700. Successivamente si costatò che il trattamento con l'acqua di Mammola e la tipica lavorazione, dava degliottimi risultati in termini di qualità del prodotto commerciale che diveniva sempre più richiesto. Si presume che proprio per questo, si coniò lo slogan, "Mammola: paese dello stocco"ancora oggi noto in tutta la Calabria quando si parla di Mammola e di Stocco. Molti personaggi famosi, in ogni periodo, hanno dimostrato di apprezzare molto questo prezioso alimento, fiore all'occhiello della gastronomia calabrese.



l'Olio d'Oliva


L'olio di oliva Calabrese è un olio alimentare caratterizzato da un contenuto molto elevato di grassi monoinsaturi. In
Calabria la presenza dell’ulivo è documentata almeno sin dal tempo dei Greci (VIII/VII sec. a.C.), quando la pianta arrivò nell' Italia meridionale importata dall'Asia Minore, ma si deve ai Romani, con l’introduzione di importanti innovazioni e il perfezionamento delle tecniche olearie, l’enorme sviluppo e la diffusione di questa coltura antichissima. Alberi sempreverdi e molto longevi, col loro verde argento straordinario, gli olivi sono oggi parte inconfondibile del nostro paesaggio agrario. Gli impianti arborei, veri e propri monumenti della natura, si adattano a terreni anche impervi. La raccolta delle olive, che inizia ad ottobre-novembre, prima della semina del grano, può avvenire con mezzi meccanici, per brucatura o per caduta spontanea sulle reti. Grazie a questa secolare esperienza che la Calabria è ai primi posti tra i produttori Gli oli DOP. In Calabria, sono presenti3 oli DOP: “Bruzio”, “Lametia”, “Alto Crotonese” con caratteristiche diverse e regolamentate da specifici disciplinari. Le aree maggiormente vocate alla coltivazione dell’olivo sono quelle del cosentino, del lametino e del reggino. Nell’areale cosentino e lametino tra le cultivar autoctone più diffuse, la Carolea, la Coratina, la Tondina e l’Ottobratica. La Piana di Gioia Tauro (ca. 33.000 gli ettari olivetati) si caratterizza per la presenza di “giganti” secolari, che superano i 20 metri. La Calabria è una regione ricca di prodotti tipici e uno di eccellente qualità è l’Olio Extra Vergine di Oliva, estratto dai frutti maturi dell’olivo, famoso in tutto il mondo per la sua aromaticità unica e le peculiarità organolettiche. Il suo sapore decisamente caratteristico e la sua ottima digeribilità, ne fanno un elemento insostituibile per un’alimentazione sana, naturale e completa. Oggigiorno è ancora più apprezzato per il suo ruolo fondamentale nella “Dieta Mediterranea”.Le olive dopo un’accurata selezione vengono molite con sistema ciclo continuo integrale, permettendo all’olio di conservare le proprie caratteristiche organolettiche e di genuinità.

Olive schiacciate

Questa antica ricetta è semplicissima, ma ci vuole un pochino di pazienza. Innazitutto occorre procurarsi delle splendide olive verdi biologiche. Si devono schiacciare ("ammaccare") con una pietra, togliere i noccioli e poi vanno messe, immediatamente, man mano che si schiacciano, in un contenitore pieno d'acqua. La cosa più importante per mantenere il colore è che le olive devono sempre essere immerse nell'acqua. Quando si sono schiacciate tutte, bisogna coprirle con un piatto, affinché le tenga sotto il livello dell'acqua,ed il piatto deve essere sommerso. Cambiare l'acqua almeno una volta al giorno fino a quando le olive diventano dolci. Ci vogliono circa 5 giorni!. Una volta addolcite si devono scolare, sciacquare e strizzare. Io le strizzo posizionandole nello schiaccia patate e schiacciando bene, molto bene. Una volta che si è eliminata la maggior parte possibile di acqua, si mettono in una ciotola. Si condiscono con aglio, sale, peperoncinoed, importantissimo, semi di finocchio selvatico. Se si vogliono mangiare immediatamente si aggiunge un filino di olio, altrimenti si inseriscono in barattoli di vetro, si premono molto bene per infilarne il più possibile ed eliminare tutta l'aria e si coprono con salamoia (bollire 1litro di acqua con 100g di sale, lasciare raffreddare ed utilizzare). Aspettare un pochino prima di chiudere i barattoli con i tappi, affinché tutte lebollicine di aria vengano eliminate.Sono ottime come aperitivo, contorno,per preparare un delizioso pane farcito alle olive, per sughetti speciali o semplicemente in purezza accompagnate da un ottimo pane casereccio
la Pignolata
La pignolata calabrese è un dolce di Natale, semplice da realizzare, molto amato soprattutto dai bambini e che può essere preparato in pochissimo tempo anche per Carnevale. La ricetta è nota in tutta Italia e possiede nomi differenti man mano che ci si sposta da una regione all’altra; anche nella stessa Calabria c’è una ricetta smile per i turdilli. Si tratta di piccoli gnocchetti di pasta dolce, fritti e successivamente cosparsi ancora tiepidi con il miele caldo e decorati con una cascata di codette colorate di zucchero.
Ingredienti
300 gr di farina,  3 uova, 100 gr di zucchero, 1 bicchierino di liquore Strega, 30 gr di burro, 500 gr di miele, latte q.b., 1 bustina di vaniglia, 1 scorza di limone, olio per friggere q.b.,codette di zucchero.  
Preparazione Ponete la farina su un piano di lavoro e create una fontana, aggiungete lo zucchero, le uova, lavaniglia, il liquore e il burro sciolto; quindi mescolate con cura e formate un impasto omogeneo. Coprite e lasciate riposare per 30 minuti; dopo prendete l’impasto e formate degli gnocchetti che metterete da parte su un telo leggermente infarinato. Scaldate l’olio e buttate gli gnocchetti in modo che possano dorarsi a fuoco moderato; scolateli e fateli asciugare sulla carta assorbente. In un tegame sciogliete il miele, profumato con la scorza di limone, versate gli gnocchetti e mescolate con cura, in modo da amalgamare il tutto bene. Sistemate i dolci ancora caldi su un piatto, formando una piramide e cospargeteli con una manciata abbondante di codette di zucchero.  

Pitta_mpigliata

Lapitta 'mpigliataè un dolce tipico calabrese, originario dima molto diffuso in tutta laprovincia di Cosenza È un dolce preparato sia nel periodopasqualeche in occasione delNatale; è ormai consumato in gran parte dellaCalabria. ACatanzaroil dolce è preparato per il natale identificato con il nome dipitta'nchiusa. Il nome deriva dall'ebraicoe dall'pita, che significaschiacciata. l periodo al quale si fa riferimento della nascita della pitta 'mpigliata è il 1700. Il dolce veniva preparato soprattutto per le cerimonie nuziali Esistono alcune varianti della pitta 'mpigliata nelle quali ci sono delle variazioni sulla frutta secca, sul tipo di miele usato, e alcuni eseguono l'impasto con il cognac invece di utilizzare il vermouth; in ogni caso il dolce mantiene sempre la sua forma tipica e viene servito con la classica forma a pitta (ossia a pizza, forma piatta e rotonda). Vi sono comunque oltre alla forma a pitta, quella a rosellina (o rosetta), la forma allungata tipo torrone e la forma a “cullura” (ciambella). Ingredienti:Farina di grano duro,zucchero,olio extra vergine di oliva,spremuta d'arancia dolce,vermouth oppure vino dolce,cannella,chiodi di garofano, bucce d'arancia essiccate e macinate finemente e un bicchierino di liquore aromatico (paisanella in particolare, grappa tipica silana); per il ripieno:noci,uva sultanina,, liquore aromatico misto, chiodi di garofano, cannella e zucchero. La pitta è fatta di sfoglie di pasta di grano duro che viene schiacciata con un mattarello e distesa all'interno di una teglia metallica e circolare. La prima sfoglia dev'essere abbastanza grande da ricoprire il fondo dell'intera teglia; successivamente, iniziando dal centro si inizia a riempirla con delle sfoglie circolari, con l'uva passa e le mandorleal loro interno. Una volta riempito ogni spazio della teglia con queste "girelle", viene infornata a 180°Cper circa un'ora e un quarto.



zeppole
Ingredienti per 30 zeppole:gr di patate, 800 gr di farina 00 circa (dipende dalla capacità di assorbimento delle patate),5 uova,5 cucchiai di limoncello,4 cucchiai di zucchero,50 gr di burro,1 scorza di limone grattugiata 25 gr di lievito di birra olio di semi d’arachidi 150 gr di zucchero per cospargere le zeppole Procedimento:Lessate le patate in abbondante acqua per 40 minuti circa.Appena le patate sono cotte, ancora calde, spellarle e passarle nello schiacciapatate e disporle al centro della farina.Disporre la farina sulla spianatoia e al centro disporre le uova, lo zucchero, il burro ammorbidito, il lievito di birra e le patate schiacciate. Lavorare incorporando man mano la farina e il limoncello Appena l’impasto inizierà a prendere consistenza, aggiungere la scorza grattugiata di limone. impastare il tutto fino ad ottenere un impasto liscio e non appiccicoso e formare un panetto morbido. Formare con l’impasto dei cordoncini di un centimetro e mezzo di spessore Tagliarlo quindi in pezzi lunghi una ventina di centimetri e incrociarne le estremità in modo da ottenere delle ciambelle. Mettere a lievitare le zeppole sulla spianatoia al caldo per circa 2 ore distanziandole le une dalle altre. In una padella dai bordi alti versare l’olio di semi e quando l’olio sarà bollente, calare le zeppole Friggere le zeppole per 3/4 minuti o finchè non saranno dorate. Lasciar sgocciolare le zeppole e ancora calde, passarle nello zucchero in modo che si cospargano di zucchero su tutta la superficie. Servire le zeppole appena tiepide.

cuzzupe

Ingredienti 6 uova,500 gr zucchero,125 ml di latte, 250 ml d’olio,1 kg di farina circa, 2 e 1/2 bustine di lievito, 2 scorze di limone grattugiate
Preparazione Impastate le uova con lo zuccheroin una ciotola, poi aggiungete la scorza di limone grattugiata il latte e l’olio. In una ciotola a parte setacciate insieme il lievito e la farina e gradualmente incorporateli agli altri ingredienti, si procede in questo modo per far venire il composto morbido ma non duro, se il composto richiede più farina potete aggiungerla tranquillamente, ovviamente la resa della farina e delle uova non è mai universale quindi bisogna adattarsi un po’. A questo punto secondola tradizione calabrese prepara una cuzzuppa per ogni membro della famiglia e la dimensione cresce con l’aumentare dell’età quindi la più grande per papà, poi mamma e via via per i figli. Fate dei filoncini di impasto e sigillate le estremità, poi mettete un uovo fermandolo con striscioline sottili di impasto. Spennellate con l’uovo sbattuto con un po’ di zucchero e infornate a 200°C per 35 minuti. Oltre alla forma classica a ciambella si usa farne altre come ad esempio bambola,cuore,uccellino,farfalla o i cuculi che sono dei filoncini in cui si mette un solo uovo.



"PITTA CHINA

"Ingredienti: 500 gr. farina, 250 gr. ciccioli, 200 gr. ricotta, 200 gr. soppressata calabrese, 100 gr. caciocavallo grattugiato, 2 uova crude, 2 uova sode , 2 cucchiaiate di strutto , 1 cucchiaiodi olio evo, 1 cubetto di lievito di birra, salePreparazione: Amalgamare 150 gr. di farina con il lievito sciolto in poca acqua tiepida e il sale. Impastare bene, aggiungendo tanta acqua tiepida quanta necessaria per ottenere una pasta piuttosto morbida che poi va fatta lievitare fino al raddoppio del suo volume. Dopodiché aggiungere la rimanente farina, due uova, una cucchiaiata di strutto , un cucchiaio di olio e impastare il tutto . Rivestire una teglia prima con carta forno e poi con due terzi di questa pasta che va spianata non troppo sottilmente. Lasciare debordare leggermente. Distribuirvi la ricotta, la soppressata, i ciccioli, le due uova sode tagliuzzate , il caciocavallo e il sale. Coprire con la rimanente pasta e ripiegare il bordo , sigillando bene, e far lievitare per 30 minuti. Spennellare la superficie con dello strutto fuso e infornare a 250°C per una mezz’ora



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